Diario di viaggio

Trekking nella Tsum Valley, ottobre 2017

 

Con Carla torniamo in Nepal anche nel 2017, sempre con l’aiuto dell’agenzia Firante Trek di Surendra. E' la prima volta dopo il terremoto dell'aprile-maggio 2015 nella zona di Kathmandu. Andiamo nella Tsum Valley nella regione del Manaslu e la nostra guida sarà Chhiring, che è stato la mia guida sul monte Kailash nel 2011.

Indice:

Itinerario del trekking preparato con GoogleEarth

 


Domenica 1 ottobre

Effetti del terremoto del 2015

 

Con Carla arriviamo a Kathmandu alle 10 di mattina e ci viene a prendere all’aeroporto Janga, il fratello di Surendra, perché lui è negli Stati Uniti. Ci porta al solito albergo, l’Ambassador Garden Home dove ormai siamo di casa. Lungo la strada cerco tracce del terremoto, ma non se ne vedono. Tutto sembra normale, anche vecchi edifici all’apparenza fatiscenti. C’è poco traffico perché è periodo di vacanza, molta gente è fuori città e molti negozi sono chiusi. Invitiamo Nima a pranzo ed andiamo con lui ad un buon ristorante tailandese, dopo che lui ci ha aiutato a procurarci una sim nepalese per il cellulare di Carla. Nima ci ha fatto da portatore in Langtang nel 2013 e poi abbiamo supportato i suoi studi. Nelle passate settimane abbiamo avuto dei dubbi su di lui, perché non ci rispondeva e non voleva vederci. Invece ci sembra che sia bravo e continui bene la scuola per diventare cuoco. Vuole fare un periodo di pratica in Malesia, dopo il quale gli daranno un diploma internazionale che potrà usare in tutto il mondo. Andiamo alla solita libreria a comprare una guida e una cartina per il trekking che faremo. Si tratta della Tsum valley nella zona del Manaslu, che abbiamo scelto con Surendra perché è fuori dai circuiti più gettonati. Finalmente andiamo a Durbar Square. Ester, che è stata qui un mese fa, mi aveva già avvertito delle distruzioni provocate dal terremoto, ma vederle fa molta impressione. Le vecchie costruzioni di mattoni e legno sono distrutte al 80% e la reggia bianca è danneggiata pesantemente. Ma hanno rimosso bene tutte le macerie e hanno cominciato la ricostruzione. Nel resto della città vecchia si vede qua e là qualche buco fra le case dove c’era un edificio che è crollato, ma direi che sono molto pochi, meno del 5%. Anche in questi casi hanno portato via le macerie e in alcuni stanno ricostruendo. La vita continua senza macerie e senza zona rossa. Poi incontriamo in albergo Chhiring, che sarà la nostra guida. Lui è stato la mia guida al Kailash ed è un piacere rivederlo. Ci accompagna a comprare una sacca per Carla e poi ci accordiamo per domani mattina. Dopo un’ottima cena al solito ristorante thai tutti a nanna.

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Lunedì 2 ottobre

Autobus affollato

 

Sveglia per partire alle 7, ma la colazione tarda e partiamo verso le 7:20 in jeep con un autista e Chhiring alla volta di Arughat un paesotto sulla valle del Budhi Gandaki il fiume che scende dal Manaslu. Per la prima parte facciamo la solita strada che porta a Pokhara, poi giriamo a destra e dopo un tratto asfaltato ci inerpichiamo su una terribile strada sterrata polverosissima, molto dissestata e piena di autobus che si fa molta fatica a incrociare. Finalmente scendiamo sul Budhi Gandaki, pranziamo e la strada migliora. Arriviamo a Arughat verso le 14:30. Il programma prevede che passiamo la notte qui per prendere un autobus domani mattina per Sothi Khola, ma Chhiring trova un autobus che parte subito e decidiamo di proseguire. E’ un piccolo autobus locale stipato all’inverosimile. Il viaggio è abbastanza penoso perché i sedili non sono assolutamente fatti per le nostre dimensioni. Per fortuna al primo villaggio scendono molti passeggeri e possiamo sistemarci meglio. Arriva un bell’acquazzone e l’autobus si ferma a lungo in un villaggio, credo che non si fidi ad andare con la pioggia, ma poi Chhiring ci spiegherà che ha aspettato del materiale che doveva trasportare. La valle del fiume ogni tanto si restringe e la strada sale per evitare le strettoie.

Il tempo, che nella mattina era stato soleggiato diventa umido e caldiccio e si suda copiosamente anche seduti nel bus. Finalmente dopo 3 ore arriviamo a Sothi Khola alla guest house per la notte.

A cena conosciamo una simpatica giovane coppia cilena che viaggia da 6 mesi e ora sono in Nepal con la madre di lui a fare il loro primo trekking che sarà il giro del Manaslu, quello che noi abbiamo preferito non fare per via del passo a 5200 m.

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Martedì 3 ottobre

Ponte tibetano in Nepal

 

Colazione alle 7, il tempo è buono e la temperatura più gradevole, finalmente si parte a piedi. Si va per una strada nuova che risale il Budhi Gandaki e evita i su e giù del vecchio sentiero. Camminiamo insieme ai cileni ed a una coppia di americani che 20 anni fa si sono trasferiti in Thailandia e hanno adottato due bambini vietnamiti. Arriviamo a Lapubesi alle 10:30, troppo presto per il pranzo. Quindi prendiamo solo un the in una simpatica guesthouse, accanto a quella che ha ospitato il principe Harry quando è venuto qui dopo il terremoto; più avanti vediamo la scuola che ha fatto costruire dai volontari inglesi. Ci fermiamo a mangiare a Khanibesi con una bellissima vista sul fiume e accanto a un ponte sospeso, godendoci lo spettacolo delle capre, dei muli e dei locali che passano. La nuova strada finisce e il sentiero continua con una serie di su e giù piuttosto sfiancanti per cui arriviamo piuttosto stanchi a Machha Khola anche se sono solo le 15:30. La guest house è molto confortevole con bagno in camera. Approfittiamo per lavare tutte le nostre cose sudate e polverose. Vado a fare un giro per i paesino che nella parte alta termina con una serie di bellissimi orti dove lavorano solo donne. Buona cena con momo e spring rolls.

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Mercoledì 4 ottobre

Ragazza a Dovan

 

Si parte alle 8 riattraversando gli orti e ci si presenta subito verso Nord la vista di un monte alto innevato e poi si passa subito un ponte sospeso. La temperatura è meno calda di ieri, ma il sole comunque scotta e in breve si suda copiosamente. Dalla vegetazione lungo il fiume si sentono le cicale e uno strano fischio elettrico a frequenza variabile che Chhiring dice che viene da un verme. Ogni tanto si vede qualche rigogliosa pianta selvatica di marijuana, anche se le piantagioni dicono che siano state distrutte dal terremoto. A Khorlabesi arriviamo dopo quasi due ore (mentre la guida dice un’ora) e ci fermiamo a bere un the. La valle diventa sempre più stretta. Su un albero giocano delle scimmie. A Tatopani c’è una sorgente di acqua calda e facciamo una seconda sosta. Poi si attraversa il Budhi Gandaki su un ponte sospeso e poco dopo arriviamo a Dovan che sono già le 13. Quindi ci fermiamo a mangiare anche se il posto del pranzo sarebbe stato più avanti. Poi attraversiamo una grande frana causata dal terremoto ed arriviamo in un punto dove il fiume fa un dislivello di circa 300 metri in poca distanza, senza una vera cascata, ma scendendo fra massi e rocce in pendenza. In cima a questo salto incontriamo la coppia di americani tailandesi che decidono di fermarsi qui in una guest house. Sono le 5, ma noi decidiamo lo stesso di continuare e attaversiamo su un ponte sospeso lo Yuru Khola, un affluente di sinistra del Budhi Gandaki. Poi una lunga passerella sospesa su una versante verticale ci risparmia un lungo giro. Comunque arriviamo al Ponte sospeso che riattravers il Budhi Gandaki che sono passate le sei. Accendiamo le torce e arriviamo a Jagat bassa alle 18:30 e decidiamo di fermarci qui per la notte, anche se il programma prevederebbe di salire a Jagat alta. La guest house è semplice ma confortevole e la dividiamo solo con due ragazzi nepalesi.

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Giovedì 5 ottobre

Mulino a Sirdibas

 

Si parte alle 8 e si sale a Jagat alta in 10 minuti. Chhiring deve vidimare i nostri permessi per la riserva del Manaslu e noi ci guardiamo attorno in questo villaggio che è il più vivace fra quelli incontrati finora. C’è anche una segheria e un chorten. In alto verso nord si vedono belle cime innevate. Si prosegue su un ponte sospeso che attraversa un affluente, il Pehang Khola che alimenta anche una piccola centrale idroelettrica. Si prosegue passando per Salleri e Sirdibas. In quest’ultimo c’è un chorten a porta di ingresso, un mani wall e un pittoresco mulino a acqua. Poco dopo si attraversa il Budhi Gandaki su un lunghissimo ponte sospeso (più di 200 metri). E si sale sul versante opposto fino a Philim dove arriviamo alle 11 e dove i cileni si sono già installati nella guest house dove dormiranno. Per noi è troppo presto per il pranzo e anche per un the Chhiring consiglia di andare in un posto di ristoro più in alto dove hanno internet. In realtà hanno una rete wifi che funziona, ma senza connessione a internet, poco male. Poi continuiamo per un’ora e arriviamo a Ecklebote verso le 13 e pranziamo. Qui c’è una bella fonte con acqua molto fresca e pulitissima, sollievo anche per i piedi. I contadini intorno stanno raccogliendo le pannocchie di granoturco. Dobbiamo decidere se continuare fino a Lopka come previsto dal programma (ci vogliono 3 ore con un dislivello di 600 metri) o fermarci qui. Carla è stoica e decide di continuare. Ripartiamo verso le 14:30 e la valle diventa molto stretta. Si passa sotto a una grande cascata che sventaglia per il cielo. Poco dopo c’è il bivio a destra per la Tsum Valley. Lasciamo quindi la valle del Budhi Gandaki che segue chi fa il giro del Manaslu e ci inerpichiamo per una ripida salita in un bosco di pini. In cima il sentiero diventa pianeggiante e bello largo fra bambù e rododendri e vediamo anche un gruppo di galline selvatiche, come le chiama Chhiring, una via di mezzo fra faraone e tacchini. Arriviamo a Lopka alle 17, sorprendentemente addirittura prima dell’ora prevista. Il villaggio è piccolo, poche case, la guest house semplice, ma confortevole. Ceniamo nella grande cucina dove c’è un’aria molto familiare. Poi chiacchieriamo con un artista americano del Montana che gira per questi monti per un mese.

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Venerdì 6 ottobre

Sentiero protetto

 

Prima di partire accendo il nuovo gps della Garmin che effettivamente mi dà un’altezza di 1909 metri, che corrisponde a quella che mi dava ieri sera l’orologio che avevo risettato la mattina precedente, ma che è ben diversa dai 2240 metri della guida e anche dai 2150 che avevo misurato su google maps. Questo spiega anche perché ieri sera siamo arrivati prima del previsto. Si parte alle 8 e poco dopo si passa un ponte sospeso sul sardi Khola, un affluente di sinistra del Siyar Khola che è il fiume principale della Tsum valley. Poi si continua nella foresta non fitta di pini, rododendri e bamboo con vari sali-scendi e una bella passerella attaccata a una parete verticale. Arriviamo in un punto dove pochi giorni fa c’è stata una frana che ha portato via il sentiero. Ora si passa con una certa apprensione, ma ben aiutati da Chhiring e Kanza. Si scende al Siyar Khola che attraversiamo con un ponte sospeso alto sul fiume e poi inizia una ripida salita di circa 200 metri di dislivello che ci porta a Chumling, la nostra destinazione dove arriviamo verso le 13. Il luogo è ridente e aperto con vista sul Ganesh Himal che però è immerso nelle nuvole. Pranziamo al sole e ci aspetta un pomeriggio libero. Carla fa il bucato, poi legge al sole. Io faccio una pennichella, poi vado a fare un giro. Su una collinetta sopra la guest house c’è un chorten grande, con tre piccoli vicini e un piccolo monastero piuttosto danneggiato dal terremoto. Mi stupisce che il luogo sacro sia abbandonato alle erbacce e che non il monastero sia abbandonato alla rovina. Tutto intorno ci sono bei campi con coltivazioni di vari colori. C’è una bella scuola nuova e ferve l’attività agricola. A cena parliamo con una coppia di tedeschi di Monaco che scende e dice che ha fatto molta fatica nei giorni scorsi. C’è anche uno strano francese che viaggia con 3 ragazzi nepalesi. Festeggiamo l’anniversario di matrimonio (il 38°) con birra e baci perugina.

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Venerdì 7 ottobre

Fiori e bandiere

 

Con il bel tempo della mattina si vedono bellissime cime innevate tutto intorno del Shringi Himal e Ganesh Himal. Solita partenza qualche minuto dopo le 8 e si comincia abbastanza dolcemente passando un ponte sospeso su un affluente di destra del Siyar Khola. Salendo aumentano le costruzioni religiose: chorten di vari tipi e dimensioni, mani walls, ruote di preghiera e piccoli monasteri. In circa un’ora si arriva a Tanju e poi il sentiero comincia a salire. Si arriva all’incrocio con una valle a sinistra che porta al campo base del Ganesh. Si vede imponente il Ganesh I. Lì prendiamo un the e poi attraversiamo un ponte sospeso sulla valle del Garpu Khola e il sentiero continua a salire. A Gho ci fermiamo a una tenda magazzino dove il mercante continua a guardare il suo tablet mentre noi beviamo il the che Chhiring ha preparato la mattina con componenti cinesi. Dopo un ultima sosta a Chauri Karka ci aspetta l’ultima ripida salita fino a tre chorten di benvenuto dai quali in 10 minuti si arriva a Chhokang Paro alle 13:30. Il villaggio è grandino in un altipiano agricolo. Pranziano alla guest house e Chhiring ci fa preparare un’ottima torta di mele dalla brava cuoca locale, quella che non è riuscito a farci fare ieri. Dopo una bella doccia calda vado a fare un giro e a godermi le varie attività agricole. Ci sono della donne che battono il miglio aiutate da delle ragazze per il trasporto dei prodotti. Poco più in là due uomini e due zhoo arano un campo e tutt’intorno ci sono delle ingegnose opere idrauliche per irrigare i campi. Ci sono cavalli, mucche, cani e gatti, ma nessun mulo, neanche sul sentiero, forse per via della frana che abbiamo passato ieri. Questo è certo un vantaggio per il naso e ci dà modo di sentire altri odori più piacevoli. C’è un bel gruppo di bambini piccoli e distribuisco dei baci perugina, ma devo fargli vedere come si scartano, se no mangiano tutto. Carla ha fatto amicizia con la padrona della guest house che è molto simpatica e curiosa. Ci mostriamo reciprocamente le foto di famiglia, faccio un paio di foto a lei e a Carla (ama, mamma in linguaggio locale) e poi lei si esibisce ad un bel telaio di legno. Ceniamo con una coppia di hawaiani e una ragazza di Taiwan che vive in Australia. Sono tutti bravi camminatori. Quando ci ritiriamo in camera c’è la solita pioggerella serale, che non potrebbe disturbare di meno.

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Sabato 8 ottobre

Mani e chorten

 

Ci svegliamo mezz’ora prima, perché ci aspetta una tappa lunga. La padrona della guest house regala a Carla delle mele. Partiamo alle 7:15. Si sale piuttosto dolcemente, lasciamo sulla destra il monastero di Dzong e si arriva presto a Kaye dove c’è praticamente solo una scuola. A Nakyu comincia un lungo pezzo piano sui 3200 metri. Fervono le attività agricole, soprattutto l’aratura e il trasporto della legna per l’inverno. Incontriamo anche i primi muli della valle. Ovunque ci sono chorten e mani walls. Un chorten a porta ha delle belle pitture all’interno che Chhiring ci spiega. Incontriamo anche un piccolo tabernacolo con dentro tanti minuscoli stupa votivi di pietra. Mentre li osserviamo passa un giovane a cavallo. Sul lato sud della valle svettano le belle cime dei vari Ganesh, impossibile dire quali. Poco dopo Lamagaon c’è il minuscolo villaggio di Burji, dove lasciamo gli zaini per salire alla grotta di Milarepa, 100 metri più in alto sul lato nord della valle. Chhiring prende le chiavi da un locale e saliamo accompagnati da una anziana signora che vuole andare a pregare alla grotta. La salita è ripida soprattutto alla fine, perché la grotta si apre sulla parete rocciosa. La grotta è stata coperta da due piccoli templi. Il tutto è molto suggestivo e la vista è meravigliosa. Dall’altra parte della valle c’è il monastero femminile di Rachen Gumpa, che speriamo di visitare al ritorno. Mentre Carla e io riscendiamo Chhiring si trattiene con la signora a pregare e a fare un po’ di manutenzione del posto. Proseguiamo in dolce salita e Chhiring ci mostra un bel branco di capre selvatiche. Subito prima di Phurbe il letto del fiume si restringe e lo attraversiamo con un ponte. Da lì un tratto pianeggiante ci conduce a Chhule all’uscita della valle del ghiacciaio Poshyop. Riattraversiamo il Syar Khola ed arriviamo a Nile alle 12:30 e ci fermiamo a pranzare in una semplice guest house dove fanno un buon dahl bat. Da Nile ripartiamo verso le 14 e, invece che proseguire sul lato nord della valle dove hanno costruito una strada, riattraversiamo il fiume e prendiamo un sentiero in salita moderata lungo il fiume. Il tempo si è fatto nuvoloso e freddino. Incrociamo un gruppo di yak che trasportano legna. A un certo punto riattraversiamo il fiume e proseguiamo per la strada. La salita diventa più ripida e alla fine c’è un ultimo strappo su un sentiero che ci conduce al Mu Gompa dove arriviamo verso le 16:30. Faccio una rapida visita al Gompa, abbastanza interessante per la media locale. Il GPS dà 3677 metri, questa volta abbastanza d’accordo con la guida e la carta che danno 3700 metri. La guest house è piuttosto basica. C’è una coppia di spagnoli che però si sono rintanati in camera. Noi ceniamo nella cucina che è l’unico posto caldo.

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Domenica 9 ottobre

Porta a Mu Gompa

Chhiring ci sveglia verso le 6 perché c’è una stupenda vista del Ganesh I illuminato dai primi raggi del sole. Facciamo colazione prima delle 7 perché alle 7 comincia la preghiera nel tempio. Ci sono solo 3 monaci anzianotti e simpatici, intonano le preghiere accompagnandosi con il tamburo e altri strumenti. La scena è molto bella anche perché il sole del mattino entra dalla porta e inonda in tempio. Un bel cane bianco sta di guardia sulla porta. Si parte finalmente in discesa con un tempo stupendo e temperatura fresca. Rifacciamo lo stesso cammino che abbiamo fatto ieri in salita, ma prima di arrivare a Chhule ci teniamo sulla sinistra della valle cercando di non scendere per arrivare al monastero di Gonhgye. Per raggiungerlo dobbiamo comunque salire un po’, ma vale assolutamente la pena perché la vista è bellissima. Al monastero c’è un monaco in ritiro spirituale, ma non ha chiave del tempio, che è tenuta da una suora che sta a Chule. Non fa niente, valeva comunque la pena. Sulla splendida terrazza del monastero c’è una buffa discussione sui nomi dei monti circostanti fra Chhiring, il monaco e un vecchio che è arrivato con noi portando una gerla di legna. Apparentemente i nomi dei monti cambiano ogni tanto e non tutti li chiamano nello stesso modo. Scendiamo a Chhule e ritroviamo Kamza che ci ha aspettato lì. Proseguiamo tenendoci questa volta sul lato sud-est della valle per andare a visitare il monastero femminile di Rachen. Poco prima di arrivarci ci fermiano a Lar a una guest house a pranzare perché Chhiring ci dice che al monastero non c’è modo di mangiare. Pranzando ci accorgiamo che stiamo andando troppo rapidamente e rischiamo di dover stare ad aspettare nella parte bassa del trek dove il clima e le viste sono meno gradevoli. Dopo aver esaminato anche altre opzioni, decidiamo di rimanere a Lar per la notte e ci sistemiano. Riempiamo il pomeriggio con una piacevole visita al monastero di Rachen. E’ molto grande, ci sono ben 48 suore. Ciascuna ha la stanza con cucina e tutto è molto ordinato, soprattutto rispetto ai monasteri maschili che abbiamo visto. C’è un tempio di 150 anni fa che però è poco usato perché qualche anno fa ne hanno uno nuovo molto grande e con belle cose. C’è un’aria piena di pace ed una atmosfera rilassata. In un’aula una suora sta facendo lezione alle novizie e ci accoglie festosa, addirittura proponendo a Carla di fare lezione lei. Due suore stanno abbrustolendo del grano per farne tsampa e ce lo fanno assaggiare. Tornati alla guest house offriamo un the alla coppia di spagnoli che abbiamo conosciuto ieri e che si sono fermati anche loro qui a Lar. Carla ed io assaggiamo uno yogurth locale. Poi Chhiring prepara un’ottima cena perché la ragazza di qui non sa cucinare.

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Lunedì 10 ottobre

Campi arati

 

A colazione prendiamo un altro yogurth con le mele e poi si parte poco dopo le otto. La mattina è molto bella, la notte scorsa non ha piovuto; Chhiring dice che forse è finalmente cominciato l’autunno che in montagna ha giornate molto terse. Arriviamo a Chhokang Paro alle 10:30 e io nell’ultimo tratto fatico parecchio con la pancia in subbuglio e una gran debolezza. Come previsto ci fermiamo per un the alla guest house Tashi Delek dove abbiamo dormito all’andata. La proprietaria ci accoglie sempre gentilissima e festosa. Ma io sono colto da forti brividi di febbre e devo stendermi. Sono debolissimo e decidiamo di rimanere qui fino al pranzo, ma io non riesco a mangiare niente. Penso che possano essere stati gli yogurth di ieri e questa mattina. Finalmente una tachipirina forte mi fa calare la febbre e sto presto meglio anche se sempre parecchio rintronato. Quindi ripartiamo per Chumling, ma prima la proprietaria ci regala due sciarpe bianche che ci mette intorno al collo con la solita cerimonia. Chhiring porta il mio zaino e uso per la prima volta i bastoncini. Sto abbastanza bene, prendo lo zaino di Carla che ha male alle ginocchia e in un paio d’ore arriviamo alla the house di Tanje e ci fermiamo per un the. Da lì Chumling dista circa un’ora ma per me è abbastanza penosa, forse sta finendo l’effetto della tachipirina. Comunque alle 17:45 arriviamo e decidiamo a fermarci in una guest house in basso, invece che salire fino a quella dell’andata. E’ semplice, ma simpatica. Ceniamo con minestra di funghi, patate e formaggio e poi subito a letto.

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Martedì 11 ottobre

Scimmia

 

Prima di partire alla solita ora (le otto) ci divertiamo con i bambini locali che sono molto simpatici e ancora ci rallegriamo di esserci fermati qui più in basso: oltre a risparmiarci una salita di quasi 10 metri ieri sera, ci risparmiamo anche un’equivalente discesa questa mattina. Infatti il sentiero scende ripido fino a fiume che attraversiamo con il solito ponte sospeso. Carla lascia sul ponte la sciarpa che le ha dato la proprietaria del Tashi Delek. Poi il sentiero ha molti sali scendi e per la prima volte nella valle incontriamo dei muli che salgono: buon segno, vuol dire che hanno riparato il danno prodotto dalla frana. Carla ha male alle ginocchia, ma lo tiene sotto controllo con la tachipirina. Finalmente arriviamo a Lokpa verso mezzogiorno e ci fermiamo a mangiare. Il pranzo è molto piacevole. Ripartiamo presto perché ci aspetta la discesa fino all’incrocio con il sentiero che porta verso il Manaslu. Ci arriviamo bene e poi si prosegue su un falso piano. A un certo punto cammino dietro Kamza e davanti a Carla e Chhiring e sento Chhiring che mi chiama due volte con tono preoccupato. Torno indietro e dopo una curva vedo Carla per terra e Chhiring che le tiene la testa. Il sentiero è talmente facile che non peso che sia caduta, piuttosto che si sia sentita male. Invece è proprio caduta inciampando, forse troppo rilassata per la parte difficile ormai passata. Si è fatta un taglio sulla fronte che Chhiring sta tamponando. Appena arrivo mi dice di tirare il polso destro di Carla. Le fa molto male. Comunque per prima cosa le fasciamo il taglio sulla fronte con una benda intorno alla testa. Per fortuna Chhiring tira fuori dal suo zaino una scatola di plastica piena di medicine di emergenza. Poi Chhiring le fascia il polso destro con una benda elastica e le attacchiamo il braccio al collo con la fascia anti sudore di Carla. Per fortuna Carla è in grado di proseguire e finalmente arriviamo alla nostra meta, Philim prima delle 17. Ci fermiamo alla bella guest house dove si erano fermati i cileni all’andata. Chhiring ed io scopriamo il taglio sulla fronte che è abbastanza profondo, ma per fortuna non sanguina. Ci mettiamo dell’aeromicina e un cerotto. Rifasciamo il polso, per il quale non possiamo fare molto di più. Non si è gonfiato e Carla muove bene le dita, per cui speriamo che non sia rotto. Tutto sommato, nella sfortuna della caduta in un punto così facile, ci poteva andare peggio: sulle gambe non ha nemmeno un graffio e quelle qui sono la cosa più importante. La camera è confortevole con toilette e acqua private e questo mi aiuta a prendermi cura di lei. Poi approfitto delle ore di luce rimaste per lavare un po’ delle nostre cose. A cena Carla si rilassa e fa ben sperare.

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Mercoledì 12 ottobre

Jagat

 

La notte passa bene e la mattina si parte in discesa. Carla è brava e ce la mette tutta. Si passa il fiume sul ponte lungo e si continua su saliscendi. Poi si arriva ad un punto dove il fiume si allarga, lo si riattraversa e si percorre la passerella attaccata alla roccia. Ci fermiamo a mangiare subito prima del salto del fiume. Poi infatti si scende parecchio e poi altri saliscendi, finchè a Tatopani è tardi per continuare e ci fermiamo per la notte nella guest house peggiore del trek, ma è un gran risultato essere arrivati fin qui, perché questo ci dà speranza di poter arrivare domani a Soti Khola.

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Giovedì 13 ottobre

Lapubesi

 

Non ci dispiace di lasciare Tatopani e si procede abbastanza bene. Carla va abbastanza bene, anche se il polso le fa male e tenerlo per tanto tempo appeso al collo le irrigidisce anche la spalla e il collo stesso. Chhiring l’aiuta bene e oggi i sali scendi sono diminuiti. Ripassiamo da Larubesi con i bei terrazzamenti di riso. Per pranzo arriviamo a Khanibesi al punto subito dopo un ponte sospeso dove avevamo pranzato all’andata. Lì però ci sono dei militari che ci dicono che non possiamo fermarci perché stanno per far saltare la montagna per continuare la costruzione della strada. Quindi continuiamo fino al posto successivo per il pranzo, da dove effettivamente sentiamo diverse esplosioni. Da qui si continua lungo la strada che stanno facendo, che, anche se è meno romantica del sentiero, è più comoda e fa meno saliscendi, per cui si procede più spediti, anche Carla. Comunque non ci sono veicoli, perché non li fanno passare sopra Soti Khola, dove arriviamo verso le 17:30 e festeggiamo la fine del trek con una foto sull’ultimo ponte sospeso. Qui finalmente c’è una stanza comoda con una buona doccia e ci liberiamo dello sporco. A cena Carla, Chhiring ed io brindiamo con una birra, Kamza con una coca cola.

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Venerdì 14 ottobre

Arrivati

 

Quando scendiamo a fare colazione è già arrivata la jeep di Surendra con il solito simpatico autista, che Chhiring ha fatto arrivare fino a qui per evitare a Carla il tratto in bus. Partiamo verso le 8, temo gli scossoni per il polso di Carla, la sistemiamo davanti. Tuttavia l’autista è molto bravo e si procede bene. Anche il passo polverosissimo dell’andata passa abbastanza liscio per la bontà della jeep e la bravura dell’autista. Lasciamo Kamza all’incrocio con la strada che porta a Pokhara dove lui ora sta con la sua famiglia, dopo che il terremoto ha distrutto la loro casa sui monti. Gli lasciamo 250 euro, sperando che lo aiutino per la casa. Si continua e pranziamo in un ottimo posto molto piacevole. Verso le 3 arriviamo a Kathmandu e andiamo al solito albergo. Lì salutiamo Chhiring dandogli 350 euro, che certo gli faranno comodo. Poi vengo sommerso da una valanga di mail arrivati nelle ultime due settimane e cerco di far fronte ai più urgenti. Usciamo a comprare gli ultimi regali ed una guida che ci suggerisca il prossimo trek. Per cena arriva Janga con suo figlio, ma tutti d’accordo decidiamo di cenare ognuno per i fatti suoi e noi ceniamo al solito ristorante tailandese.

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